Punta Fetita con le ciaspole a 2635 mt con Monte Bianco in bella vista

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Chi ha detto che la montagna è per tutti si sbaglia di grosso, occorre allenamento, quell’allenamento che solo la salita e la fatica ti possono dare ed ovviamente non si può inventare, la salita ti sfianca se non sei preparato ad affrontarla, se poi ci mettiamo la neve, il caldo e la pendenza costante dei primi quattrocento metri della Punta Fetita questa diventa Punta Fetida… ma non basta perché la Fetita o Fetida che dir si voglia non è fatta solo dei primi quattrocento metri, ma è fatta di altri 550 metri di sudore con neve fresca ma calda per le temperature odierne, la  neve pastosa si incolla ai nostri attrezzi per la salita (leggasi ciaspole ma attrezzi per la risalita fa più figo) rendendo la salita più faticosa, con tanto di vento non che invita a svuotare gli zaini di ogni cosa necessaria per tenerci al caldo. La vetta è comunque evidente, anzi no è evidente solo la croce, che è fetitamente collocata più in basso della vera vetta che rimane nascosta alla nostra vista.

Il vento è insidioso, ma il gruppo non demorde al pensiero del panozzo da tritare con le ganasce una volta guadagnata la vetta ed indomitamente seguendo la traccia tirata dal Giovanni, ma a volte inventa invocando il libero arbitrio, per trovare la minima pendenza che si confà a ciascun ciaspolatore, intanto i vento non cessa, nel senso che non smette e non intendendo la versione femminile della nobile latrina e continua ad affaticare le gambe dei pochi ciaspolatori presenti oggi, ma  ecco che poco sotto la cima Giovanni urla : ci siamo, andiamo in cima che non c’è vento; così spronati dalla falsa promessa dell’assenza di vendo e sperando di affondare i denti ( perchi li ha ) nei propri panini il gruppo aumenta il ritmo per raggiungere la cima e scoprire che cotanta menzogna serviva per spronare il gruppo.

Monte Bianco e Punta Fetita
Monte Bianco e Punta Fetita

Ci spostiamo cosi, dopo la rituale apertura di ganasce per lo stupore della splendida vista poco più in basso nei pressi dell’ingannevole croce di vetta per consumare il nostro pranzo.

La discesa, magistralmente condotta dal Giò attraverso un’itinerario alternativo con tanto di tecnicismi degni dei migliori ciaspolatori quali siamo, consumando cosi le nostre lame con tratti tecnici e divertenti scivolate di culo dove io stesso (lo scrivente) riesce a tritarsi i maroni sfregando le gonadi su di un pino mugo penso posizionato sapientemente dalla sorte. La discesa magistralmente diretta dal summenzionato Giovanni finisce diretta al bar della merenda, che con la sua semplicità vede la consegna da parte del Brianzolo Profumoso del suo prezioso distillato per profumare gli abiti (la cui ricetta viene tenuta segreta dalla moglie al pari della ricetta della coca cola).

Cosa dire di una giornata così? Bella, goduriosa, calda ed alla panna montata.

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Guida escursionistica, Accompagnatore Media Montagna, Tecnico Nazionale CONI di Cicloturismo.

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